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L'amaranto Speziale

5/19/2014

3 Comments

 
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La terra rossa e le foglie di ulivo verdi.
Fin da bambino giocavo con la scatola dei colori e usavo l’amaranto per disegnare la terra, poi lasciavo una sospensione bianca e quindi in alto sul foglio usavo il celeste per colorare il cielo.
Ma terra e cielo si toccano, mi faceva notare la maestra dell’asilo, un luogo in cui misi piede per errore solo una manciata di giorni.
No, in mezzo ci sono gli alberi e la campagna, rispondevo. E c’è anche il mare, mi affrettavo a aggiungere.
Certo, ribatteva lei, però tu non li hai disegnati.
Non c’è spazio sul foglio, chiudevo la discussione e restavo a fissare l’amaranto.
E poi la terra non è così rossa, insisteva la maestra mentre mi allungava un marrone spento.
Amaranto, la correggevo io che avevo imparato quel colore da mia nonna.

Ancora oggi quando percorro la provinciale 9 che scende da Cisternino fino a incrociare la vecchia statale 16 ho un sussulto: vorrei chiamare la maestra d’asilo e mostrarle che la terra non è marrone, non ha quel colore smorto tipico dell’argilla, che tende a ingrigire come il passare del tempo. No, è di sicuro amaranto, o rossa? Non sono mai stato capace di scegliere Pantone o Rgb corretti o di definire con precisione colori e sfumature cromatiche. Per esempio alla parola “indaco” di solito ho un capogiro, poi penso che azzurro andrebbe benissimo e mi riprendo.
Eppure la terra che mi circonda mentre scendo in macchina verso il mare è amaranto, o perlomeno a me piace definirla tale: terra amaranto. Il verde di quegli ulivi che si aggrovigliano imponenti su quelle campagne danno una combinazione di colori che persino Gucci impallidisce. Quando splende il sole il riverbero e l’intensità della luce sul parabrezza tendono a accecare, e servono occhiali e parasole.
Arrivo alla curva che immette sulla vecchia statale 16, lascio a destra il bivio per Speziale e giro a sinistra. Percorro immerso nell’amaranto un breve tratto di statale, poi prendo la provinciale 7 e attraverso Pozzo Guacito o Faceto o come lo si vuole chiamare. Quattro case sui lati della strada, un benzinaio e poi la chiesa della Madonna di Pozzo Guacito o Faceto. Quella chiesa la chiamo da sempre “la messicana”, o se si preferisce la “californiana” – è uno spiazzo perfetto per girare un vecchio spaghetti western, il sole a picco a mezzogiorno, il bianco che domina la scena, la campana a vista, il nulla intorno.
Poi tornano gli ulivi, e la terra.
Abbasso il finestrino dell’auto perché il sole ha riscaldato troppo l’abitacolo e non ho voglia di accendere l’aria condizionata. Su questa strada che andrà a incrociare la via Appia antica, che costeggia il mare, ho ambientato il mio primo romanzo, esordio di terra di origine. E oggi ripasso da questa strada dove Francesco cercava disperato Giulia.
Avevo costretto Francesco su questa strada, in pieno maggio, lo avevo fatto scendere fino al mare, a cercare la sua donna sparita nel nulla fra la Taverna di Santos appena fuori Torre Canne e la Forcatella. E oggi percorro io ancora quella strada, fra la terra amaranto, gli ulivi imponenti, attorcigliati come Pier delle Vigne, e il blu intenso del mare (o si deve dire indaco?), quell’Adriatico porta di Levante, la mia costa orientale.

Forse sarà per questo, sarà colpa dell’Oriente, del sole che da qui sorge che la terra si è macchiata  rossa.

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FERNANDO CORATELLI
"La resa" PaginaFB

#fernandocoratelli #laresa
#inchiostrodipuglia #vivilapuglia #leggereèrespirare


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3 Comments
Romolo Chiancone link
5/18/2014 10:12:18 pm

Che bello!
Un esempio di cosa vuol dire sintesi, pur nella ricchezza di una descrizione calda e cromaticamente convincente.
Sarà perché alla base c'è la spinta e la forza del ricordo? Non lo so. Comunque questa pagina è uno spot riuscitissimo, che fa scattare la voglia di andare a scoprire Pozzo Guacito o Faceto, ma anche le altre cose che ha scritto l'autore.
Bravo!

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santina
6/11/2014 11:31:12 pm

Io quella strada l'ho fatta per anni quando andavo da Cisternino a scuola a Fasano, o quando andavo al mare.
Ora tutte le volte che torno i miei occhi si posano su quella terra rossa e su quei ulivi...

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Lucia
10/3/2014 01:02:43 am

Ho già lettp qualcosa di Fernando Coratelli...e trovo ke il suo racconto sia realmente fedele ai colori della nostra Puglia...si ha ragione lui la terra è di un rosso amaranto...:)

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